Nlaika è un ladro di professione,
un residuo malavitoso della guerra con una sua banda conosciuta in tutta la
regione. Non possiede armi per difendersi ma solo la scaltrezza unita alla
velocità delle gambe. Il suo gruppo non è l’organizzazione peggiore ma quando
in zona manca qualcosa ci si riferisce a lui in modo quasi sicuro.
Capita che muore un suo familiare e lui è accanto al defunto per ricevere la consolazione (le condoglianze) che il vicinato e i conoscenti porgono ai congiunti. Tutti sono meravigliati e contenti per la sua presenza. Forse il giovane ha cambiato vita, pensano in molti. Termina il funerale, si rientra a casa e si trova l’abitazione del defunto ripulita di ogni cosa. Sono scomparsi gli abiti e i pochi soldi che il defunto aveva conservato, è scomparso anche Nlaika.
Capita che muore un suo familiare e lui è accanto al defunto per ricevere la consolazione (le condoglianze) che il vicinato e i conoscenti porgono ai congiunti. Tutti sono meravigliati e contenti per la sua presenza. Forse il giovane ha cambiato vita, pensano in molti. Termina il funerale, si rientra a casa e si trova l’abitazione del defunto ripulita di ogni cosa. Sono scomparsi gli abiti e i pochi soldi che il defunto aveva conservato, è scomparso anche Nlaika.
Un’altra volta sulle rive del
fiume Mekupuri, vicino a Memba, si trova il cadavere di un giovane sconosciuto.
Si rassomiglia a un ricercato. La gente pensa a uno dei tanti malavitosi che
girano in cerca di cibo. La polizia non concorda con questa versione. L’unico che potrebbe aiutare gli
investigatori é Nlaika che per caso è presente nel villaggio. Lo si chiama per
identificare la salma, pensando che il ritrovato faccia parte della sua banda.
Il giovane si presenta, saluta l’amico disteso per terra, lo insulta perché non
è riuscito a sopravvivere, (questo modo di fare rientra nell’ antica tradizione
locale), lo spoglia degli stracci che porta addosso per essere sicuro
della persona, lo riveste, rivela la sua
identità e va via. Tutto avviene alla luce del sole con la sorveglianza dei
poliziotti. Si dilegua Nlaika e appare
Adelino, uno sconosciuto alla ricerca del suo amico scomparso da oltre dieci
giorni. Lo cerca perché gli ha portato via i suoi risparmi. Adelino vede la
ressa della gente, si avvicina e riconosce nel giovane disteso a terra il suo
mico. Saluta il cadavere e cerca i suoi risparmi ma non trova nulla di quanto
cerca. Adelino si allontana, esigendo dai poliziotti il suo denaro. I militi
ordinano di sotterrare il cadavere da qualche parte e iniziano la ricerca di
Nlaika. Questi non ha mai conosciuto il malcapitato e al momento
dell’identificazione inventa tutto. Sugli agenti cade un velo di tristezza e si
dubita della identità rivelata dai due. Nel frattempo Nlaika si è volatilizzato, lasciando detto che se la
polizia vuole il bottino deve cercarlo
nelle sue mutande, non nella persona del defunto.
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Spesso siamo propensi a pensare che
nella vita di un disgraziato che non conosce altro se non vendetta e furto, ci
possa essere spazio per un briciolo di pietà. Nella nostra mente rimane lontano
l’idea che il suo cuore sia capace di atti di benevolenza. Alle volte non è
così. Scopriamo allora che anche il
cuore più indurito nasconde, nei remoti meandri, la possibilità di tenerezza e
di misericordia.
A Nacala Porto, distante da Memba
ottanta chilometri, è rapinato un
corriere di una grossa azienda. Subito viene dato l’allarme e si iniziano le
ricerche della banda teppista senza
risultato. Come sempre si pensa a Nlaika. L’indagine non dà nessun esito positivo. Nei villaggi vicini non c’è traccia del
ricercato. Dopo lunghe e accurate ricerche si pensa di applicare una norma
giuridica in vigore nell’ agire comune della polizia: Arrestare i parenti del presunto colpevole finché questo non si
consegna spontaneamente. La polizia locale si presenta, dunque, in casa della
povera mamma di Nlaika e, non avendo trovato il ricercato nella sua abitazione,
la portano in prigione. Gli agenti vanno anche in casa di Ancha,
cugina del “buon” fuorilegge. Buono perché oltre il furto e qualche avventura amorosa
per sedare il proprio istinto non é
capace di fare altro. Gli uomini al servizio della legalità, sicuri di
incontrare nell’abitazione il fuggiasco, pretendono di controllare la casa senza un mandato di perquisizione. Ancha non è una
donna facilmente malleabile o timorosa. Lei non ha niente a che fare con il
cugino, è sicura di non proteggere nessun ricercato. Inoltre vuole difendere le
sue cose e i suoi figli da quegli uomini senza scrupoli vestiti di autorità. La
signora si appella alla
tradizione secondo la quale una donna gravida o che allatta la propria
creatura non può essere toccata da nessun uomo. Forte della tradizione la
signora si mette all’ingresso dell’abitazione allattando il figlio di due mesi
e si rifiuta categoricamente di far perquisire la casa.
“Il padrone di casa è assente”,
dice Ancha, “io non ho nessuna autorizzazione per far entrare nell’abitazione alcuna persona, dentro non ci
sono ricercati, voi non entrate”. Con fare altezzoso gli agenti rispondono:
“Noi abbiamo l’autorità di cercare nelle case il latitante, siamo sicuri che Nlaika è protetto
da te. E’ per questo che ti opponi alla perquisizione”. “Mi sento offesa quando
dite che proteggo i delinquenti. Io e mio marito abbiamo sempre vissuto del
nostro lavoro e non siamo mai venuti nelle vostre case a mendicare. Siamo
persone oneste e voi non entrate in questa casa per nessun motivo”, replica Ancha. “Se non ci fai entrare ti mettiamo in
prigione”, continuano i poliziotti. “Vista la vostra prepotenza entrate, se
avete il coraggio, tuttavia ricordate che il padrone di casa è assente”,
insiste la signora. Mentre parla, lascia
libera la porta. La donna in questione è anche capo tribù e quindi un’autorità
morale. Gli agenti si guardano in volto, sono meravigliati per la sfida rivolta
da Ancha. Pensano a eventuali feticci e
hanno paura, tuttavia non possono arrendersi e dichiararsi sconfitti. “Noi non
entriamo in casa ma tu e i tuoi figli verrete con noi in prigione”. Ancha non si oppone, chiude la porta, prende i
suoi due figli, mette in mano al figlioletto più grande una manciata di
arachidi, si sistema bene sulle spalle il figlio più piccolo. Avvisa la vicina
di casa dell’accaduto e raccomanda d’informare il marito quando rientrerà dal
lavoro. La coraggiosa signora si avvia alla prigione scortata dalla
polizia. In prigione trova anche la
madre di Nlaika. Al contrario, il
latitante non si trova da nessuna parte e i parenti rimarranno in prigione fino a che il
malvivente non si farà vivo. Arriva la sera, il comandante considera la situazione della giovane donna e dei
figli e li rilascia in libertà. In carcere rimane la vecchia madre del
fuggiasco. Il giovane viene informato della carcerazione
della madre per sconta la sua pena. Subito si costituirsi. “Non è bene che mia
madre sia prigioniera per colpa mia, gli altri si, mia madre no”, dice il
malvivente che riscopre per un po’ di tempo la pietà e la debolezza del cuore.
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