Appunti di don Ottavio...a cura di Mariantonietta


I registri della cronistoria.
Anche in Mozambico esiste l’Anagrafe dove pochissimi vanno a scrivere i propri nomi o quelli dei figli quando vengono alla luce di questo mondo. Sono registrati i dipendenti del Governo, gli insegnanti che vogliono conservare il posto di lavoro e pochi altri. Fra  i governativi non tutti registrano i figli. La gente comune  ignora l’Anagrafe sia perché non ne conosce l’utilità, sia perché non ha i soldi necessari per la registrazione. Un altro motivo è la lontananza dei villaggi dall’Ufficio Anagrafe, distanza da percorrere a piedi.
Si dice che il Regolo possieda un quaderno dove segna i nati e i morti nella sua area ma nessuno li ha mai visti. Quando cambia il regolo esiste una funzione di intronizzazione ma non la consegna di un archivio che custodisce la memoria. Ne consegue che tutto è limitato al tempo del Regolo regnante. Al momento del censimento che si realizza prima delle singole votazioni  si consegna ad ogni censito una carta di identificazione con foto scattata sul momento. E’ una registrazione   poco affidabile poiché ci si limita alla compilazione di qualche quaderno nelle varie postazioni. La persona da censire dà i dati personali che crede opportuno senza un eventuale riscontro.   Quando i censori finiscono di compilare i quaderni a loro disposizione chiudono la registrazione e mandano a casa  quelli non iscritti. Essendo il censimento ai fini elettorali manca anche chi ha meno di diciotto anni, o presunti diciotto anni. Mancano anche i vecchi che non possono muovere e gli ammalati. Insomma, ciò che poteva essere l’occasione di un eventuale ripristino dell’ Anagrafe diventa un gioco politico.
Gli unici registri pressoché “attendibili” sono quelli inerenti i sacramenti dei battesimi e dei matrimoni che si conservano nelle singole parrocchie. Anche questi registri non coprono tutti  quelli che frequentano la chiesa cattolica ma si limitano a coloro che ricevono i due sacramenti, lasciando fuori tutti gli altri: I catecumeni, chi frequenta la missione senza l’intenzione di diventare cristiano, gli animisti e i musulmani. Ne deriva che ai fini di un quadro generale della popolazione pure questi registri sono parziali. Tutti vivono nel villaggio e costruiscono la storia di quell’angolo di terra. Purtroppo è una storia destinata a scomparire con la memoria dei vecchi e a cadere nel nulla.
Negli incontri parrocchiali si discute anche questo problema, suscitando il desiderio di avere qualcosa che   fissi il ricordo delle singole comunità. Si vuole iniziare una specie di storia scritta. Una lunga catechesi illustra la necessità di sapere e la bellezza nel fermare dei punti sicuri per non confondere i luoghi e i tempi riguardanti le persone e i villaggi.
 Consegno a ciascun  anziano tre quaderni dove segnare tutti i nati in un quaderno, tutti i morti nel secondo quaderno e nel terzo quaderno si deve annotano gli avvenimenti più significativi del villaggio di appartenenza. Ogni quaderno porta il nome della comunità e della parrocchia, tutti i fogli sono contrassegnati con il timbro della missione in modo che non si strappino le pagine. Una volta compilati, i preziosi  libretti vengono consegnati in parrocchia per essere conservati in archivio e sostituiti dai nuovi. Una organizzazione perfetta e tanta buona volontà  sembra iniziare una nuova era   nella missione di Kavà. Tutti devono rientrare in quei quaderni: Cristiani e non cristiani. Gli Anziani e i responsabili sono contenti e, pieni di orgoglio, si sentono i pionieri di una lunga e faticosa impresa: Dare una storia ai loro figli e ai figli dei loro figli lungo i secoli. Nella loro fantasia leggono già i propri nomi nei libri di storia. Per la consegna dei quaderni non manca nessun  anziano, sono presenti pure i responsabili di zona e quelli parrocchiali. Questi hanno il compito di sorvegliare affinché tutto si svolga seriamente e con responsabilità senza tralasciare proprio nulla e nessuno.
Non passano due mesi e l’anziano di Munlia mi chiede altri quaderni perché i precedenti sono finiti. In questo l’anziano non dice bugie poiché realmente aveva finito tutti i quaderni, guadagnando anche  qualcosa. Munlia è un villaggio sperduto e disagiato. Per raggiungere un punto di vendita occorrono ore di marcia a piedi. Nel chiedere altri quaderni non mi consegna i vecchi con la giustificazione che li ha dimenticati a casa e vorrebbe conservarli nella comunità per essere più facilmente consultabili dai fedeli. Mentre parla un catechista della stessa comunità interviene, affermando che i quaderni non esistono più, l’anziano li ha utilizzati per confezionare le sigarette e alcune pagine le ha cambiate con il tabacco. L’anziano di Munlia candidamente conferma l’accusa e si giustifica asserendo che anche gli altri fanno  come lui per un accordo all’atto della consegna. Finiscono le mie indagini “criminali”, così chiamano  simili gesti. Chiudo il mio progetto bello ma fantasioso. Constato che la necessità personale del momento prevale su qualunque altra cosa.

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