I registri della cronistoria.
Anche in Mozambico esiste l’Anagrafe dove pochissimi
vanno a scrivere i propri nomi o quelli dei figli quando vengono alla luce di
questo mondo. Sono registrati i dipendenti del Governo, gli insegnanti che
vogliono conservare il posto di lavoro e pochi altri. Fra i governativi non tutti registrano i figli. La
gente comune ignora l’Anagrafe sia
perché non ne conosce l’utilità, sia perché non ha i soldi necessari per la
registrazione. Un altro motivo è la lontananza dei villaggi dall’Ufficio
Anagrafe, distanza da percorrere a piedi.
Si dice che il Regolo possieda un quaderno dove
segna i nati e i morti nella sua area ma nessuno li ha mai visti. Quando cambia
il regolo esiste una funzione di intronizzazione ma non la consegna di un
archivio che custodisce la memoria. Ne consegue che tutto è limitato al tempo
del Regolo regnante. Al momento del censimento che si realizza prima delle singole
votazioni si consegna ad ogni censito
una carta di identificazione con foto scattata sul momento. E’ una
registrazione poco affidabile poiché ci
si limita alla compilazione di qualche quaderno nelle varie postazioni. La
persona da censire dà i dati personali che crede opportuno senza un eventuale
riscontro. Quando i censori finiscono
di compilare i quaderni a loro disposizione chiudono la registrazione e mandano
a casa quelli non iscritti. Essendo il
censimento ai fini elettorali manca anche chi ha meno di diciotto anni, o
presunti diciotto anni. Mancano anche i vecchi che non possono muovere e gli
ammalati. Insomma, ciò che poteva essere l’occasione di un eventuale ripristino
dell’ Anagrafe diventa un gioco politico.
Gli unici registri pressoché “attendibili” sono
quelli inerenti i sacramenti dei battesimi e dei matrimoni che si conservano
nelle singole parrocchie. Anche questi registri non coprono tutti quelli che frequentano la chiesa cattolica ma
si limitano a coloro che ricevono i due sacramenti, lasciando fuori tutti gli
altri: I catecumeni, chi frequenta la missione senza l’intenzione di diventare
cristiano, gli animisti e i musulmani. Ne deriva che ai fini di un quadro
generale della popolazione pure questi registri sono parziali. Tutti vivono nel
villaggio e costruiscono la storia di quell’angolo di terra. Purtroppo è una
storia destinata a scomparire con la memoria dei vecchi e a cadere nel nulla.
Negli incontri parrocchiali si discute anche questo
problema, suscitando il desiderio di avere qualcosa che fissi
il ricordo delle singole comunità. Si vuole iniziare una specie di storia
scritta. Una lunga catechesi illustra la necessità di sapere e la bellezza nel
fermare dei punti sicuri per non confondere i luoghi e i tempi riguardanti le
persone e i villaggi.
Consegno a
ciascun anziano tre quaderni dove
segnare tutti i nati in un quaderno, tutti i morti nel secondo quaderno e nel
terzo quaderno si deve annotano gli avvenimenti più significativi del villaggio
di appartenenza. Ogni quaderno porta il nome della comunità e della parrocchia,
tutti i fogli sono contrassegnati con il timbro della missione in modo che non
si strappino le pagine. Una volta compilati, i preziosi libretti vengono consegnati in parrocchia per
essere conservati in archivio e sostituiti dai nuovi. Una organizzazione
perfetta e tanta buona volontà sembra
iniziare una nuova era nella missione di Kavà. Tutti devono rientrare
in quei quaderni: Cristiani e non cristiani. Gli Anziani e i responsabili sono
contenti e, pieni di orgoglio, si sentono i pionieri di una lunga e faticosa
impresa: Dare una storia ai loro figli e ai figli dei loro figli lungo i secoli.
Nella loro fantasia leggono già i propri nomi nei libri di storia. Per la
consegna dei quaderni non manca nessun anziano, sono presenti pure i responsabili di
zona e quelli parrocchiali. Questi hanno il compito di sorvegliare affinché
tutto si svolga seriamente e con responsabilità senza tralasciare proprio nulla
e nessuno.
Non passano due mesi e l’anziano di Munlia mi chiede
altri quaderni perché i precedenti sono finiti. In questo l’anziano non dice
bugie poiché realmente aveva finito tutti i quaderni, guadagnando anche qualcosa. Munlia è un villaggio sperduto e
disagiato. Per raggiungere un punto di vendita occorrono ore di marcia a piedi.
Nel chiedere altri quaderni non mi consegna i vecchi con la giustificazione che
li ha dimenticati a casa e vorrebbe conservarli nella comunità per essere più
facilmente consultabili dai fedeli. Mentre parla un catechista della stessa
comunità interviene, affermando che i quaderni non esistono più, l’anziano li
ha utilizzati per confezionare le sigarette e alcune pagine le ha cambiate con il
tabacco. L’anziano di Munlia candidamente conferma l’accusa e si giustifica asserendo
che anche gli altri fanno come lui per
un accordo all’atto della consegna. Finiscono le mie indagini “criminali”, così
chiamano simili gesti. Chiudo il mio progetto
bello ma fantasioso. Constato che la necessità personale del momento prevale su
qualunque altra cosa.
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