giovedì 16 novembre 2017

L'elezione dell'anziano di Napako

Elezione dell’anziano  di Napako      
Napako è una piccola comunità cristiana sulla strada Kavà – Alua. L’anziano della comunità è un vecchietto del tempo coloniale che governa con  il terrore dei feticci (malocchio). Tutti hanno paura di lui. Ciò che lui  decide è legge e non accetta alcuna interpretazione a ciò che dice. I paurosi gli ubbidiscono, alcuni si allontanano, i musulmani e gli animisti non si avvicinano alla cappella per timore. Tutti sono stanchi della sua presenza. Vorrebbero cambiare ma come dirlo al Padre poiché l’anziano gli sta sempre al calcagno?   Ci sarebbe uno col quale sostituirlo ma questi non accetta, sempre per paura. Ci sarebbe un’ alternativa: affidare a Càssimo,  animatore di zona, anche l’incarico di anziano. La comunità non lo ritiene opportuno perché si accumulerebbe troppo potere nelle mani di uno solo. Accanto a lui c’è anche la moglie  chiacchierona e autoritaria. Arriva il momento propizio e il missionario convince il vecchio responsabile a lasciare l’incarico.  Prima di licenziarsi l’anziano indica  il suo successore nella persona di Swardi Mulakya e lo presenta all’assemblea come già eletto.  I fedeli, pur con la paura di una reazione pericolosa dell’anziano rinunciatario, non si sentono vincolati  e scelgono un altro con voto segreto alla presenza del missionario. Viene eletto Ramiro Loja, il catechista della terza tappa, è il catechista che prepara all’ammissione ai sacramenti. L’assemblea si mostra finalmente libera, confidando nella forza e nella libertà del missionario.
L’eletto inizia a tremare, è smarrito, vorrebbe rifiutare, diviene immobile, il suo sguardo passa dall’altare al missionario e poi fissa un punto sul pavimento. Confesserà più tardi che in quel momento desiderava sprofondarsi nella terra e non vedere più nessuno.  La cerimonia di insediamento  prevede  che l’anziano    uscente e il nuovo eletto siano seduti uno alla destra e l’altro alla sinistra del  celebrante. E’ impressione di tutti che l’eletto sia afferrato dal tormento dell’ufficio da svolgere all’altare e dalla paura di dover morire a causa del suo predecessore. La forza del padre che l’avrebbe protetto  non lo rasserenava. Il missionario chiede il consenso a Ramiro   per procedere all’investitura e lui non risponde. Il volto dell’eletto diventa lucido per la paura, il suo sguardo assente è rivolto alla terra, ora fisso su un punto ora rivolto verso la porta. Sembra sentirsi male. L’animatore di zona lo incoraggia e ricorda che anche lui era stato minacciato di morte quando  l’avevano eletto alla carica zonale, ma sono passati più di venti anni e ancora è vivo. Poi dice: “Non preoccuparti, la comunità è con te, non avere paura di nessuno”. Il missionario sospende l’incontro e incarica  Càssimo di sostituire l’ eletto per un mese.    
Alla scadenza del mese il missionario è nuovamente  nella comunità per la presa di possesso del nuovo anziano. E’ presente tutta la comunità eccetto l’anziano decaduto. Questo, insieme alla sua famiglia e alla famiglia di Swardi Mulakya, cambia zona e non fa più ritorno in paese. In seguito si  saprà che, appena superato il confine della missione, senza avvisare alcuna autorità, ha fondato un’altra comunità con i parenti e gli amici. Questo è un atteggiamento tipico di chi perde il potere nel proprio ambiente e non spera di ricuperarlo. Tutto volge al meglio, eccetto per Ramiro che è sempre incerto e pauroso, anzi più incerto e pauroso di prima. Occorre un colloquio a tre: il missionario, il responsabile di zona e l’eletto. Il nuovo eletto presenta le sue difficoltà  che vengono subito risolte dall’autorità dell’animatore di zona. Approfittando dell’assenza momentanea dell’animatore di zona, Ramiro mi confida che l’ostacolo maggiore è proprio  lui, Càssimo,  poiché ora si sente defraudato del posto di anziano. Capisco che occorre un mio discorso rassicurante Ramiro e che metta paura nell’animatore.
Alla presenza dei due e dell’animatore parrocchiale inizio il  “trattamento” contro il malocchio. Naturalmente è una cerimonia inventata sul momento perché l’unico rimedio a questa malattia mortale è l’autoconvinzione che non esiste il malocchio. Controllando le reazioni dei tre, li faccio sedere  davanti a me e prendo nelle mie mani la mano destra dell’anziano, la stringo forte in modo che lui senta bene la presa. Raccomando ai tre di pensare solo a ciò che accade tra noi, allontanando ogni altra preoccupazione o desiderio. Guardo fisso gli occhi di Ramiro e invito i tre a guardare solo i miei occhi e a pensare solo a me. Ecco il discorso che si rivela  persuasivo ed efficace, almeno per un lungo periodo:
 “Conoscete l’importanza del momento.  Siamo qui per allontanare da noi e dalla comunità cristiana ogni tipo di maleficio. Sapete  che al bianco e al missionario non attaccano i feticci né alcun’’altra forma di maledizione. Come vedete ora sta davanti a voi un bianco che è missionario e porta in sé ogni forma di difesa per lui e per coloro i quali lavorano con lui. Voi avete lavorato da sempre con il missionario, avete piena fiducia nel Signore Gesù, che ha vinto la morte e il male. Niente è impossibile a chi vince la morte. L’unico rimedio per  superare il male è la preghiera  fiduciosa in Gesù e nella Madonna. Se noi abbiamo paura, questa ci toglierà le forze, ci obbligherà a pensare solo alla  situazione personale e ci distruggerà. Chi pensa di essere preso dal feticcio si ammala pensando ad esso, non mangia più, non vuole guarire, muore di disperazione e di stenti. Al contrario chi non crede in esso non è soggetto alla paura e vive bene, lascia  che gli altri si divertano con i propri malefici e mette la sua vita nelle mani di chi ha vinto la morte. Ora guardate bene, Ramiro ha la sua mano nelle mie mani, esiste una continuità fra la sua persona e la mia persona, io prendo sulla mia persona tutti i malefici che scendono su Ramiro, niente potrà fare del male a lui o alla sua famiglia. I malefici afferrano prima la testa poi il resto del corpo.   Ramiro, ascolta bene quanto sto per dire: “ Se qualcuno vorrà farti del male tu rispondi che è libero di fare ciò che vuole, il suo operato non si ferma sulla tua persona ma passa alla persona del Padre,  L’operatore di malefici risponderà  a me e non a te. Quel tizio avrà ciò che merita”.

Dopo  la catechesi l’eletto si rasserena e possiamo procedere  alla presa di possesso con grande allegria dell’assemblea.  Questa non sembra per niente infastidita per l’attesa prolungata dovuta al colloquio, anzi mostra soddisfazione per la conclusione raggiunta.  Il missionario inizia la celebrazione eucaristica,  accompagnato dall’animatore di zona, dall’animatore parrocchiale e dal nuovo eletto.  Il nuovo anziano rivestito delle vesti proprie, si mostra padrone della  cerimonia. Ora anche Napako può andare avanti spedita con  il responsabile  di sua fiducia senza alcun intralcio per la presenza di Swardi Mulakya e il suo amico.


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