Elezione dell’anziano di Napako
Napako è una piccola comunità cristiana sulla strada
Kavà – Alua. L’anziano della comunità è un vecchietto del tempo coloniale che
governa con il terrore dei feticci
(malocchio). Tutti hanno paura di lui. Ciò che lui decide è legge e non accetta alcuna
interpretazione a ciò che dice. I paurosi gli ubbidiscono, alcuni si
allontanano, i musulmani e gli animisti non si avvicinano alla cappella per
timore. Tutti sono stanchi della sua presenza. Vorrebbero cambiare ma come
dirlo al Padre poiché l’anziano gli sta sempre al calcagno? Ci sarebbe uno col quale sostituirlo ma questi
non accetta, sempre per paura. Ci sarebbe un’ alternativa: affidare a Càssimo, animatore di zona, anche l’incarico di
anziano. La comunità non lo ritiene opportuno perché si accumulerebbe troppo
potere nelle mani di uno solo. Accanto a lui c’è anche la moglie chiacchierona e autoritaria. Arriva il momento
propizio e il missionario convince il vecchio responsabile a lasciare
l’incarico. Prima di licenziarsi l’anziano
indica il suo successore nella persona
di Swardi Mulakya e lo presenta all’assemblea come già eletto. I fedeli, pur con la paura di una reazione
pericolosa dell’anziano rinunciatario, non si sentono vincolati e scelgono un altro con voto segreto alla
presenza del missionario. Viene eletto Ramiro Loja, il catechista della terza
tappa, è il catechista che prepara all’ammissione ai sacramenti. L’assemblea si
mostra finalmente libera, confidando nella forza e nella libertà del
missionario.
L’eletto inizia a tremare, è smarrito, vorrebbe
rifiutare, diviene immobile, il suo sguardo passa dall’altare al missionario e
poi fissa un punto sul pavimento. Confesserà più tardi che in quel momento
desiderava sprofondarsi nella terra e non vedere più nessuno. La cerimonia di insediamento prevede
che l’anziano uscente e il nuovo eletto siano seduti uno
alla destra e l’altro alla sinistra del celebrante. E’ impressione di tutti che
l’eletto sia afferrato dal tormento dell’ufficio da svolgere all’altare e dalla
paura di dover morire a causa del suo predecessore. La forza del padre che
l’avrebbe protetto non lo rasserenava. Il
missionario chiede il consenso a Ramiro per procedere all’investitura e lui non
risponde. Il volto dell’eletto diventa lucido per la paura, il suo sguardo
assente è rivolto alla terra, ora fisso su un punto ora rivolto verso la porta.
Sembra sentirsi male. L’animatore di zona lo incoraggia e ricorda che anche lui
era stato minacciato di morte quando l’avevano
eletto alla carica zonale, ma sono passati più di venti anni e ancora è vivo. Poi
dice: “Non preoccuparti, la comunità è con te, non avere paura di nessuno”. Il
missionario sospende l’incontro e incarica Càssimo di sostituire l’ eletto per un mese.
Alla scadenza del mese il missionario è nuovamente nella comunità per la presa di possesso del
nuovo anziano. E’ presente tutta la comunità eccetto l’anziano decaduto. Questo,
insieme alla sua famiglia e alla famiglia di Swardi Mulakya, cambia zona e non
fa più ritorno in paese. In seguito si
saprà che, appena superato il confine della missione, senza avvisare
alcuna autorità, ha fondato un’altra comunità con i parenti e gli amici. Questo
è un atteggiamento tipico di chi perde il potere nel proprio ambiente e non
spera di ricuperarlo. Tutto volge al meglio, eccetto per Ramiro che è sempre
incerto e pauroso, anzi più incerto e pauroso di prima. Occorre un colloquio a
tre: il missionario, il responsabile di zona e l’eletto. Il nuovo eletto
presenta le sue difficoltà che vengono subito
risolte dall’autorità dell’animatore di zona. Approfittando dell’assenza
momentanea dell’animatore di zona, Ramiro mi confida che l’ostacolo maggiore è
proprio lui, Càssimo, poiché ora si sente defraudato del posto di
anziano. Capisco che occorre un mio discorso rassicurante Ramiro e che metta
paura nell’animatore.
Alla presenza dei due e dell’animatore parrocchiale inizio
il “trattamento” contro il malocchio. Naturalmente
è una cerimonia inventata sul momento perché l’unico rimedio a questa malattia
mortale è l’autoconvinzione che non esiste il malocchio. Controllando le
reazioni dei tre, li faccio sedere
davanti a me e prendo nelle mie mani la mano destra dell’anziano, la stringo
forte in modo che lui senta bene la presa. Raccomando ai tre di pensare solo a
ciò che accade tra noi, allontanando ogni altra preoccupazione o desiderio. Guardo
fisso gli occhi di Ramiro e invito i tre a guardare solo i miei occhi e a
pensare solo a me. Ecco il discorso che si rivela persuasivo ed efficace, almeno per un lungo
periodo:
“Conoscete
l’importanza del momento. Siamo qui per
allontanare da noi e dalla comunità cristiana ogni tipo di maleficio.
Sapete che al bianco e al missionario
non attaccano i feticci né alcun’’altra forma di maledizione. Come vedete ora
sta davanti a voi un bianco che è missionario e porta in sé ogni forma di
difesa per lui e per coloro i quali lavorano con lui. Voi avete lavorato da
sempre con il missionario, avete piena fiducia nel Signore Gesù, che ha vinto
la morte e il male. Niente è impossibile a chi vince la morte. L’unico rimedio
per superare il male è la preghiera fiduciosa in Gesù e nella Madonna. Se noi
abbiamo paura, questa ci toglierà le forze, ci obbligherà a pensare solo alla situazione personale e ci distruggerà. Chi
pensa di essere preso dal feticcio si ammala pensando ad esso, non mangia più,
non vuole guarire, muore di disperazione e di stenti. Al contrario chi non
crede in esso non è soggetto alla paura e vive bene, lascia che gli altri si divertano con i propri
malefici e mette la sua vita nelle mani di chi ha vinto la morte. Ora guardate
bene, Ramiro ha la sua mano nelle mie mani, esiste una continuità fra la sua
persona e la mia persona, io prendo sulla mia persona tutti i malefici che
scendono su Ramiro, niente potrà fare del male a lui o alla sua famiglia. I
malefici afferrano prima la testa poi il resto del corpo. Ramiro,
ascolta bene quanto sto per dire: “ Se qualcuno vorrà farti del male tu
rispondi che è libero di fare ciò che vuole, il suo operato non si ferma sulla
tua persona ma passa alla persona del Padre, L’operatore di malefici risponderà a me e non a te. Quel tizio avrà ciò che merita”.
Dopo la
catechesi l’eletto si rasserena e possiamo procedere alla presa di possesso con grande allegria
dell’assemblea. Questa non sembra per
niente infastidita per l’attesa prolungata dovuta al colloquio, anzi mostra
soddisfazione per la conclusione raggiunta.
Il missionario inizia la celebrazione eucaristica, accompagnato dall’animatore di zona,
dall’animatore parrocchiale e dal nuovo eletto. Il nuovo anziano rivestito delle vesti proprie,
si mostra padrone della cerimonia. Ora anche
Napako può andare avanti spedita con il
responsabile di sua fiducia senza alcun
intralcio per la presenza di Swardi Mulakya e il suo amico.
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